Arte & Teatro

The World of Banksy – The Immersive Experience: date, biglietti e curiosità

Banksy non ha certo bisogno di presentazioni. E, a dirla tutta, neanche le vorrebbe. L’artista infatti è noto per il suo anonimato: non rilascia interviste, non calca palchi, non cerca attenzione. Nessun volto da copertina, nessuna firma in calce.

Mentre il mondo dell’arte spesso si affanna tra luci, curatele e definizioni altisonanti, lui resta fedele alla strada. Preferisce un muro scrostato a una galleria patinata, uno stencil veloce a una tela da collezione. E in quell’istante rubato, dice tutto: con ironia, con rabbia, con lucidità.

Ora quella visione cruda e senza compromessi è approdata a Milano. The World of Banksy – The Immersive Experience ha aperto le sue porte allo Spazio Varesina 204 per catapultarti nel cuore visivo dell’artista più sfuggente – e più rilevante – dei nostri tempi.

Vuoi farne parte anche tu? Scopriamo insieme tutto quello che c’è da sapere sulla mostra, su Banksy e sulle sue opere!

Biglietti in vendita per The World of Banksy – The Immersive Experience

La capitale della moda e del design ospita The World of Banksy – The Immersive Experience, l’attesa tappa milanese della mostra itinerante dedicata al più celebre street artist del pianeta. L’esposizione, che ha già conquistato diverse città italiane, è approdata a Milano il 21 marzo e resterà visitabile fino al 29 giugno 2025 presso lo Spazio Varesina 204.

Il concept è semplice ma potentissimo: riprodurre le opere più celebri del writer britannico in scala reale, immergendo lo spettatore nel suo mondo visivo. Più di 30 murales e installazioni reinterpretate, per vivere da vicino le sue provocazioni più iconiche: da Girl with Balloon a Flower Thrower, da Kissing Coppers a Dove of Peace.

La location è uno spazio industriale che si presta perfettamente al vibe underground dell’artista. E la buona notizia è che i biglietti sono acquistabili su Ticketmaster, con diverse fasce orarie disponibili ogni giorno.

Chi è Banksy? Davvero importa?

Chi si nasconde dietro lo pseudonimo più famoso dell’arte contemporanea? Il mistero è parte integrante del personaggio Banksy, tanto quanto le sue opere provocatorie. Forse originario di Bristol, dove sarebbe nato intorno al 1974, l’artista ha costruito la sua carriera mantenendo segreta la propria identità, diventando un’ombra che colpisce nel cuore della notte per poi svanire senza lasciare traccia.

Le ipotesi sulla sua vera identità si sprecano: c’è chi sostiene si tratti di Robin Gunningham, un cinquantenne di Bristol, mentre altri puntano sul musicista Robert Del Naja dei Massive Attack, notando le coincidenze tra i tour della band e la comparsa di nuovi murales in diverse città. Ma la verità resta nascosta, e forse è meglio così: l’anonimato è una strategia artistica, un elemento fondamentale che permette a Banksy di operare liberamente.

La verità, alla fine, è che non ci interessa mettergli un nome. Banksy è un’idea. È una voce fuori dal coro che ha trovato nei muri il suo megafono.

Non si mostra mai, non firma con nomi veri, non fa interviste. Fa arte. E la fa per strada. Banksy non è una star. È un sabotatore. Un artista che si infila nelle crepe del sistema e, senza mai alzare la voce, ti costringe a fermarti a osservare.

Il suo nome d’arte? Potrebbe derivare dal soprannome scherzoso “Robin Banks” (che suona come “rapinare banche”), poi abbreviato in “Banksy”. Un gioco di parole in linea con lo spirito sovversivo dell’artista che ha fatto della strada la sua galleria personale e del mondo intero il suo pubblico.

Le opere più famose di Banksy

Banksy non ha un museo. Non ne ha bisogno. Le sue “sale espositive” sono le città del mondo: Londra, Bristol, New York, Betlemme, Parigi. Basta uno scorcio urbano, un muro scrostato, e la magia avviene. I suoi murales compaiono da un giorno all’altro e diventano subito virali. Alcuni sono stati rimossi e venduti all’asta, altri resistono al tempo e agli agenti atmosferici. Sono opere nate per la strada. E per restarci.

Tra le sue opere più famose ci sono:

  • Girl with Balloon, la bambina che lascia andare un palloncino a forma di cuore;
  • Flower Thrower, il ribelle incappucciato che lancia un mazzo di fiori invece di una bomba;
  • Dove of Peace, una colomba con giubbotto antiproiettile nel mirino di un cecchino, nel cuore di Betlemme;
  • Kissing Coppers, due poliziotti britannici che si baciano.

Per ciascuna, non servono spiegazioni. Ti colpiscono perché non sono astratte. Sono viscerali. Dritte. Scomode. E alla mostra ci sono tutte. Non “ispirate a”. Non “in stile Banksy”. Ma ricostruite in scala 1:1 da team specializzati.

Cosa rappresenta l’arte di Banksy

Banksy non fa arte per decorare. Fa arte per destabilizzare. Le sue opere sono manifesti politici, atti di denuncia, poesia urbana in bianco, nero e rosso. La sua estetica è minimal, ma i significati sono stratificati: ironia, rabbia, compassione, speranza. L’obiettivo? Risvegliare le coscienze. O almeno scuoterle.

In Girl with Balloon si parla di speranza, ma anche di perdita. In Flower Thrower, la guerra si trasforma in gesto d’amore. Con Kissing Coppers, Banksy sbeffeggia l’autorità e normalizza l’amore queer. In There Is Always Hope, una semplice frase fa da contrappunto visivo a una delle immagini più iconiche del nostro tempo.

Ogni sua opera è un attacco. Ma non per distruggere. Per aprire crepe. Parla di guerra, ingiustizie, sorveglianza di massa, crisi migratorie, sfruttamento, capitalismo, greenwashing.
Non cerca mai di piacere. Cerca di scombinare le certezze.

Il caso della tela autodistrutta: quando l’arte prende in giro il mercato

Nel 2018, una tela di Girl with Balloon viene battuta all’asta da Sotheby’s per 1,1 milioni di sterline. Subito dopo, davanti a tutti, si autodistrugge da sola. Un meccanismo nella cornice taglia la tela in strisce. Tutti sotto shock. Banksy su Instagram scrive: “Going, going, gone…”

La beffa è riuscita. L’opera diventa Love is in the Bin. Anni dopo, viene rivenduta a 18,5 milioni. Ironia della sorte. Un’opera che voleva denunciare il mercato… e invece lo conquista. Ma il messaggio resta: l’arte ha un valore solo se ha un senso, non un prezzo.

I topi di Banksy: piccoli ribelli

Se vedi un ratto in un murale, c’è una buona probabilità che sia opera di Banksy. I suoi “rats” sono simboli di resistenza. Creature invisibili, odiate, ma impossibili da eliminare. Proprio come l’arte di strada. Alcuni tengono cartelli di protesta, altri brandiscono pennelli, uno addirittura porta un trapano: sono miniature dissidenti, pronte a sabotare il sistema.

C’è un gioco di parole: rat è l’anagramma di art. Ma c’è anche un omaggio a Blek le Rat, pioniere francese della street art. I ratti di Banksy siamo noi: piccoli, arrabbiati, determinati.

Ma alla fine… come fa Banksy a restare anonimo?

Lavora di notte con una squadra fidata usando stencil già pronti. In pochi minuti realizza un’opera e sparisce senza lasciare traccia. Se sapessimo chi è Banksy, lo avremmo già incasellato. Invece lui è ovunque e da nessuna parte. È entrato nei musei, ma senza mai farsi “addomesticare”. È stato studiato nelle università, ma senza mai diventare “accademico”.

È diventato brand, meme, leggenda.

Ticketmaster ti apre la porta del mondo di Banksy

Se sei arrivato fin qui, sai già cosa stiamo per dirti: The World of Banksy – The Immersive Experience è la mostra che non puoi perdere. Un viaggio dentro l’immaginario di un artista incredibile. È un’esperienza da vivere, condividere, ricordare. E adesso puoi farlo dal vivo, a Milano, grazie a Ticketmaster.

Vai su ticketmaster.it per acquistare subito i tuoi biglietti e scegliere l’orario che fa per te. E se vuoi conoscere quali esperienze ti attendono in questo 2025, visita anche il blog: troverai articoli, guide e curiosità nella sezione Arte e Teatro, ma anche su Musica, Festival, Sport e Fitness e New Music.