Musica

Canzoni Sanremo 2025: di che parlano i testi dei 29 big in gara

L'Ariston è pronto, i social stanno già fremendo e Carlo Conti ha in serbo uno show che farà parlare l'Italia per mesi. Da oggi, 11 febbraio, fino al 15, i ventinove big porteranno sul palco dell'Ariston l’evento che farà fermare il nostro paese per poco meno di una settimana.

Ma parliamo di musica, dai. I testi stanno già circolando: quest’anno il Festival di Sanremo è uno specchio pazzesco del 2025. C’è chi racconta l’amore che fa male, chi urla la rabbia di una generazione, chi trasforma il dolore in poesia. Ventinove storie stanno per diventare parte delle nostre playlist, con un biglietto diretto per l’Eurovision di Basilea in palio.

Stasera finalmente sentiremo come suonano questi testi. Vediamo allora di che parlano le canzoni di Sanremo 2025.

1. “Incoscienti Giovani” – Achille Lauro

Amore mio veramente

Se non mi ami muoio giovane

Ti chiamerò da un autogrill

Tra cento vite o giù di lì

Di amore muori veramente

Da giudice di X Factor a Big di Sanremo. Achille Lauro torna sul palco dell’Ariston con un brano-manifesto di ribellione e romanticismo disperato. Incoscienti Giovani è un mix di dolcezza e tormento, dove l’amore si fa rifugio e condanna. Lauro dipinge un quadro della gioventù vissuta senza freni, tra errori, passioni e una perenne ricerca di qualcosa di assoluto.

Il brano ci trascina in un viaggio attraverso periferie romane e autogrill, sotto la pioggia di Villa Borghese, in una notte di scommesse a Las Vegas. Il linguaggio è evocativo, cinematografico, pieno di immagini potenti: l’amore è una roulette, una corsa senza freni, una carezza che “fa male”.

2. “Chiamo io chiami tu” – Gaia

Chiamo io, chiami tu

Chiamo io, chiami tu

Chiamo io, chiami tu

Chiamo io, chiami tu

Chiama

Seconda partecipazione al Festival di Sanremo per Gaia, che nel 2021 si è classificata 19esima con Cuore amaro. Nel 2025 ritenta l’impresa con un brano “super ballabile” dal sottotesto malinconico e introspettivo: Chiamo io chiami tu. Dietro la canzone si nasconde la frustrazione di una relazione ciclica, fatta di silenzi, scuse e ritorni. Il gioco del tira e molla sentimentale diventa una danza emotiva da cui è difficile uscire.

Il testo è costruito su una ripetizione ossessiva che amplifica il senso di loop emotivo: “Chiamo io, chiami tu“ ripetuto per 13 volte. “Chi è il primo che cede stasera?” diventa una domanda senza risposta, un confronto in cui nessuno vince davvero.

3. “Cuoricini” – Coma_Cose

Ma tu volevi solo

Cuoricini, Cuoricini

Pensavi solo ai cuoricini, cuoricini

Stramaledetti cuoricini, cuoricini

Che mi tolgono il gusto di sbagliare tutto

Cuoricini è una critica affettuosa e ironica alle relazioni moderne, sempre più mediate dai social. I Coma_Cose raccontano il contrasto tra la connessione digitale e la distanza emotiva, mostrando come i sentimenti finiscano intrappolati tra notifiche e schermi.

“Stramaledetti cuoricini che mi tolgono il gusto di sbagliare tutto” esprime il peso dell’approvazione istantanea, che annulla la spontaneità, mentre “Un divano e due telefoni è la tomba dell’amore” denuncia l’alienazione causata dalla tecnologia. Ma nel testo emerge anche la speranza di un amore più autentico, fatto di gesti semplici e reali: “Porta un chilo di gelato e poi nel dubbio porta un fiore”, perché, nonostante tutto, le emozioni vere non hanno bisogno di filtri.

4. “Viva la vita” – Francesco Gabbani

Viva la vita così com’è

Viva la vita questa vita che

È solo un attimo

Un lungo attimo

Viva la vita finché ce n’è

Francesco Gabbani porta sul palco un inno alla gratitudine, un’esaltazione della vita nella sua imperfezione e bellezza. Viva la vita finché ce n’è è il cuore del brano, un invito a vivere ogni attimo senza rimpianti.

C’è anche spazio per una riflessione sulla fugacità dell’esistenza: “È solo un attimo, un lungo attimo”, ma ciò che conta è viverlo davvero.

5. “Grazie ma no grazie” – Willie Peyote

Dovresti andare a lavorare e non farti manganellare

Nelle piazze, grazie ma no grazie

E questa gente non fa un cazzo, li mantengo tutti io

Con le mie tasse, grazie ma no grazie

Willie Peyote sale sul palco dell’Ariston con la sua arma più affilata: l’ironia. Grazie ma no grazie è un percorso satirico tra ipocrisie, luoghi comuni e paradossi sociali, un botta e risposta continuo tra ciò che si dice e ciò che si pensa davvero. Con il suo stile tagliente, smaschera chi si lamenta ma poi non fa nulla per cambiare le cose, chi rivendica la libertà di parola ma parla sempre troppo, chi si aggrappa alla tradizione solo perché la confusione lo spaventa.

“Questa gente non fa un c***, li mantengo tutti io con le mie tasse” è il classico refrain da bar che Willie rilegge con sarcasmo mettendo in evidenza la superficialità di certi discorsi. Il titolo, più che una risposta, è una presa di posizione: grazie, ma no grazie a tutto ciò che puzza di falso.

6. “Se t’innamori muori” – Noemi

Un discorso facile da prendere

Perché in fondo sai, che se, sto qua

Ti stringerei fino a odiarti ma lo so

Che non è facile, lasciarsi perdere, serenamente

Blanco e Mahmood, i vincitori di Sanremo 2022 con la canzone Brividi, firmano per Noemi un brano intenso, dove il timore di amare diventa il vero protagonista. Se t’innamori muoriè un grido di paura e vulnerabilità: l’amore totalizzante può essere un salto nel vuoto, un’esperienza che brucia e lascia cicatrici.

“Ti stringerei fino a odiarti” esprime il paradosso dei sentimenti troppo forti, quelli che attraggono e respingono allo stesso tempo. “Lasciami soltanto un’altra via d’uscita” svela il bisogno di scappare prima di affondare troppo, mentre “Dire ‘siamo diversi’ è sempre dura da ammettere” è l’amara consapevolezza che a volte l’amore non basta.

7. “Il ritmo delle cose” – Rkomi

Non mi è più chiaro se sia

Musica o burocrazia

Questo caos che forma

Il ritmo delle cose

Rkomi si addentra nel caos delle relazioni moderne, dove emozioni e incomprensioni si sovrappongono in un vortice di esperienze contrastanti. Il brano racconta la solitudine del digitale, l’isolamento emotivo e il bisogno di dare forma a sentimenti frammentati.

Il ritmo delle cose è un pezzo che parla di noi oggi, del nostro modo di vivere e sentire, sospesi tra la voglia di lasciarci andare e la paura di perderci davvero. C’è poi una citazione alle macchie di Rorschach. Cosa sono? Si tratta di dieci tavole con macchie d’inchiostro simmetriche, mostrate a un individuo per analizzarne le interpretazioni spontanee. Va così sottolineando il caos percettivo delle relazioni e delle emozioni.

8. “Non ti dimentico” – Modà

E camminare in strada con lo sguardo verso il basso

Cercando le risposte tra i tuoi passi sull’asfalto

E chiedersi se credi davvero in qualche cosa

Se non lasciarti andare fa più male o più paura

L’ho letto sull’oroscopo che quelli del mio segno

Di complicarsi i piani quasi ne hanno un po’ bisogno

Non ti dimentico è un grido nostalgico, un tentativo disperato di lasciare andare una persona che ha segnato l’anima, ma che resta impressa nei ricordi. Un brano che è pura essenza Modà: malinconico, intenso, costruito su parole semplici ma devastanti.

Il testo gioca su immagini potenti: “Sembravi una canzone che mi squarciava il petto” racconta un amore di quelli che ti lasciano senza fiato. Il riferimento a Kandinsky dipinge un sentimento astratto, incomprensibile, fatto di emozioni che sfuggono alla logica. Ma la verità è in una sola frase: “Io no, non ti dimentico”, la resa finale di chi, nonostante tutto, non può chiudere quella porta.

9. “Fuorilegge” – Rose Villain

Mentre tutti si amano

Io rido del nostro destino avverso

Ascolto “Almeno tu nell’universo”

Mi inginocchio e chiedo agli angeli di darmi ciò che ho perso

Rose Villain canta un amore che brucia al limite della trasgressione, una storia di solitudine, ribellione e desiderio che si consuma nelle notti insonni. “Se pensarti fosse un crimine, stanotte io sarei fuorilegge” è la dichiarazione di un sentimento che va oltre le regole, un legame proibito e indomabile.

La protagonista cerca una via di fuga: “Partiamo domani, Bonnie e Clyde”, un’immagine che richiama l’idea di un amore vissuto come un atto di ribellione, una fuga senza destinazione. Fuorilegge è un noir sentimentale in musica.

10. “L’albero delle noci” – Brunori Sas

Sono cresciuti troppo veloci questi riccioli meravigliosi

E ora ti vedo camminare con la manina in quella di tua madre

E tutta questa felicità forse la posso sostenere

Perché hai cambiato l’architettura e le proporzioni del mio cuore

E posso navigare sotto una nuova stella polare

Brunori Sas racconta la paternità con delicatezza e profondità, affrontando le insicurezze e le emozioni che accompagnano l’arrivo di un figlio. “Hai cambiato l’architettura e le proporzioni del mio cuore” è la confessione di chi si ritrova improvvisamente trasformato da un amore così grande da fare paura.

Il titolo stesso, L’albero delle noci, evoca il concetto di radici e crescita, il legame tra passato e futuro che si tramanda attraverso le generazioni. Tra immagini poetiche e riferimenti biblici, Brunori canta la meraviglia e lo smarrimento di chi si ritrova padre.

11. “Lentamente” – Irama

Non ti ricordi che

Sei stata tu crudele, crudele, crudele

Fredda come la neve, la neve, la neve

Perchè era solo una scusa l’idea

Che tra noi era soltanto sesso

“Lentamente si sta spegnendo ogni fo**uto sentimento” è il cuore del brano di Irama, un grido di rassegnazione di fronte a un amore che si dissolve. La canzone indaga il momento preciso in cui una relazione smette di essere viva, quando il desiderio si raffredda e il distacco diventa incolmabile.

L’immagine di lei, “fredda come la neve”, restituisce la distanza emotiva che si insinua silenziosa fino a cancellare ogni scintilla. “Ballavi nuda su una canzone classica” racconta il contrasto tra il calore della passione e la freddezza di un amore ormai irrecuperabile.

12. “Febbre” – Clara

Alle feste chic

Sola su un terrazzo

Tutti fanno bling bling

Io nemmeno mi piaccio

Non dire “je t’aime”

Clara parla di un amore febbrile, travolgente e instabile, che porta con sé un’altalena di emozioni. “Dimmelo se ciò che provi è solo febbre che sale e scende” esprime il timore che il sentimento non sia autentico, ma solo un’illusione passeggera.

L’immagine degli “occhi Blu Klein” richiama il colore intenso e profondo dell’arte di Yves Klein, simbolo di qualcosa di magnetico ma inafferrabile, proprio come l’amore instabile di cui canta. Tra dipendenza emotiva e ricerca di equilibrio, Clara si muove in bilico tra la voglia di lasciarsi andare e la paura di perdersi. Febbre è il ritratto di un amore che infiamma e consuma.

13. “Tra le mani un cuore” – Massimo Ranieri

Se hai tra le mani un cuore

Tu tienilo in alto

E amalo in ginocchio su un altare

Che ogni tua ferita lo farà sanguinare

La vita intera con il cuore in mare

Ranieri canta un inno alla fragilità dell’amore e alla necessità di proteggerlo. “Se hai tra le mani un cuore, tu tienilo in alto” è il monito di chi ha imparato, attraverso il dolore, il valore profondo dei sentimenti.

Il cuore, nel brano, è qualcosa di vivo e delicato, che il mondo ha già messo alla prova ma che continua a battere nonostante tutto: “Il mondo l’ha già fatto a pezzi eppure lì rimane”.

14. “Amarcord” – Sarah Toscano

C’ero io, c’eri tu

Una lacrima mi scende

Anche se ti scorderò

In un club il sabato

È tutto così amarcord

Sarah Toscano gioca con la nostalgia, tra romanticismo e disillusione, trasformando i ricordi in un vortice di emozioni contrastanti. “È tutto così amarcord, comico e tragico”: ecco l’ambiguità della memoria, capace di rendere dolce anche ciò che un tempo ha fatto male.

Il titolo richiama il capolavoro di Fellini, evocando un amore che sfuma tra sogno e realtà. “Mi scioglierà le trecce, di una Vie en Rose come Édith Piaf” è un omaggio alla visione idealizzata dell’amore, mentre “Forse in un film io con te non mi c’immagino” rompe l’incantesimo, svelando che non sempre le storie seguono la sceneggiatura perfetta.

15. “Battito” – Fedez

Vedo il bicchiere

Mezzo pieno

Con due gocce di veleno

Tu mi fotti

Respiri corti

E aumenta pure il battito, battito

Battito porta al centro della scena un tema spesso sottovalutato: il malessere mentale. Fedez usa la sua voce per dare forma a un disagio reale con un brano che affronta il lato più oscuro della psiche, raccontando la depressione e la lotta interiore. “Battito accelerato, affronto una guerra da disarmato”: l’ansia e il senso di vuoto si manifestano come un conflitto invisibile, in cui il protagonista si sente indifeso.

“Basta un po’ di zucchero e va giù pure il cianuro” denuncia l’illusione che basti una cura esterna per guarire le ferite interiori. Il testo riflette il dolore di chi combatte contro sé stesso, oscillando tra la voglia di resistere e la tentazione di lasciarsi andare.

16. “Quando sarai piccola” – Simone Cristicchi

Quando sarai piccola ti aiuterò a capire chi sei

Ti starò vicino come non ho fatto mai

Rallenteremo il passo se camminerò veloce

Parlerò al posto tuo se ti si ferma la voce

Giocheremo a ricordare quanti figli hai

Che sei nata il 20 marzo del ’46

Una delle canzoni più commoventi del Festival, una lettera struggente dedicata alla madre e al suo lento scivolare nella perdita della memoria. “Ti aiuterò a capire chi sei” è la promessa del figlio, che si fa guida in un percorso inverso, in cui i ruoli tra genitore e bambino si ribaltano.

Il brano è un viaggio tra ricordi e affetti che resistono al tempo, in cui ogni gesto assume un significato più profondo. “Ti ripeterò il tuo nome mille volte fino a quando lo ricorderai” è un tentativo disperato di aggrapparsi a ciò che svanisce, mentre il verso finale, “Buonanotte”, suona come un abbraccio dolce e definitivo.

17. “Eco” – Joan Thiele

Forse sarà l’insicurezza

Sarà che per noi la famiglia non è mai la stessa

Sarà che siamo figli dell’indifferenza

Cresciuti da una donna più pura della bellezza

“Eco” è una canzone che parla di radici e di crescita personale, un invito ad ascoltare il proprio istinto e a non avere paura di difendere le proprie idee.

Nel testo emerge una riflessione sulla forza delle convinzioni personali, sulla necessità di distinguersi e sulla paura di perdersi in un mondo sempre più caotico: Le idee rimangono negli occhi della gente, hanno più potere della rabbia: la vera rivoluzione è nelle idee, più che nella ribellione istintiva. L’eco del titolo rappresenta la voce interiore che ci guida, ma anche il segno che lasciamo nel tempo e nelle persone.

18. “Tu con chi fai l’amore” – The Kolors

Mi piaci un minimo

Mi aspetti a Mykonos

In ogni rendez-vous

Bugie si dicono

Chi non è libero

Chi non c’ha il fisico

Stasera non importa più

Dopo il successo di Sanremo 2024, i The Kolors si preparano a far di nuovo ballare mezza Italia con un brano fresco e travolgente, perfetto per trasformarsi in un tormentone. “Mi piaci un minimo, mi aspetti a Mykonos” racchiude l’atmosfera leggera e scanzonata del pezzo, in cui il flirt diventa un gioco senza troppe implicazioni.

“Tu con chi fai l’amore e perché” cela, dietro la sua apparente leggerezza, un velo di insicurezza e desiderio di conferme. L’amore qui è una danza, un rincorrersi tra attrazione e mistero, senza drammi ma con tanta voglia di leggerezza.

19. “La tana del granchio” – Bresh

Sono una madre che si sgola

Una testa che gira ancora

Una chitarra che non suona

Una borsa piena di buchi

Bresh costruisce un racconto simbolico in cui il mare diventa specchio dei sentimenti e delle incertezze interiori. La tana del granchio, richiamata nel titolo, rappresenta un rifugio nascosto, un luogo sicuro ma inaccessibile, forse il desiderio di un’ultima protezione prima di affrontare la realtà.

Il testo è pervaso da un senso di rimpianto e fragilità, con immagini che restituiscono un’idea di disorientamento emotivo. “Ho una parola sbagliata per ogni frase” è la confessione di chi si sente incapace di comunicare nel modo giusto, di chi non riesce a trovare il linguaggio adeguato per esprimere ciò che prova. Tra amori sospesi, incomprensioni e cicatrici emotive, la libertà sembra essere l’unico desiderio autentico, ma anche il più difficile.

20. “Pelle diamante” – Marcella Bella

Forte

Tosta

Indipendente

Pelle come diamante

Non mi fa male niente

Stronza, forse

Ma sorprendente

Con Pelle diamante, Marcella Bella appone il nome su un pezzo potente e orgoglioso che punta dritto al cuore delle donne che non temono di essere sé stesse. Un ritorno sul palco di Sanremo che profuma di classe e carattere. Pelle diamante è il ritratto di una combattente, una “mina vagante” che non si lascia piegare dalle circostanze.

“Forte, tosta, indipendente, pelle come diamante” è il mantra di chi non si fa abbattere. Il brano gioca tra grinta e seduzione, con un testo che esalta l’autodeterminazione e la resilienza.

21. “Damme ‘na mano” – Tony Effe

Damme ‘na mano

Sinno me moro

Damme ‘na mano

Che c’ho ner core

Soltanto te

Uno stornello romano in chiave trap, un omaggio alla sua città e alla tradizione musicale capitolina, riletto con uno stile crudo e diretto: “Damme ‘na mano” è un brano di amore e nostalgia, intriso di orgoglio e malinconia.

“Che c’ho ner core? Solo ‘na donna e ‘na canzone” racchiude la semplicità disarmante del testo. Il linguaggio romanesco e le immagini di una Roma notturna, fatta di sanpietrini e sigarette spente nel vento, rendono il brano davvero autentico.

22. “Dimenticarsi alle 7” – Elodie

Dimenticarsi alle 7

Così di un giorno qualunque

Mentre si parla di niente

Lì seduti in un bar

Un pezzo introspettivo e sensuale, che racconta l’illusione di dimenticare un amore con il tempo. Dimenticarsi alle 7 parla di nostalgia, sospesa tra la notte e il mattino, tra il desiderio di voltare pagina e l’incapacità di farlo davvero.

“Dove vai amore ora che ho bisogno di te?” è una richiesta disperata, un’ultima domanda senza risposta. Elodie gioca sul contrasto tra l’euforia del club e la malinconia della solitudine mattutina, ed è così capace di creare un’atmosfera sospesa e intensa.

23. “Balorda nostalgia” – Olly

Vorrei

Tornare a quando

Ci bastava

Ridere, piangere, fare l’amore

E poi stare in silenzio per ore

Olly firma un brano nostalgico e intimo, in cui il ricordo di un amore finito si intreccia con la bellezza della quotidianità condivisa. Balorda nostalgia ripercorre i dettagli più semplici e preziosi di una relazione, quelli che, una volta persi, lasciano il vuoto più grande.

“Ci bastava ridere, piangere, fare l’amore e poi stare in silenzio per ore”: un ritratto delicato e sincero della normalità che diventa insostituibile. “Sta vita non è vita senza te”: ecco che arriva la difficoltà di andare avanti, mentre il titolo stesso, “Balorda nostalgia”, definisce quel sentimento ambiguo tra dolore e dolcezza.

24. “Fango in Paradiso” – Francesca Michielin

Mi dispiace però

A volte capita

Di volersi sempre

O mai più

Non c’è più il soffitto

Chissà con chi farai un figlio

Se poi cambierai indirizzo

Se c’è fango in paradiso

Francesca Michielin ci regala una canzone di rimpianto e accettazione con un brano che mescola dolore e bellezza, raccontando una relazione finita, ma ancora viva nei ricordi. Fango in Paradiso è un contrasto struggente: anche nei momenti più belli, qualcosa di tossico può insinuarsi e rovinare tutto.

L’amore può essere un sogno, ma anche una prigione. “Dopo centomila lacrime, le grondaie cadono” rende l’idea di un dolore accumulato, che alla fine tracima. Il testo è ricco di immagini, come la metafora della finta edera sul balcone, simbolo di qualcosa che sembra vivo, ma non lo è mai stato davvero.

25. “Volevo essere un duro” – Lucio Corsi

Perchè in fondo è inutile fuggire

Dalle tue paure

Vivere la vita è un gioco da ragazzi

Io volevo essere un duro

Però non sono nessuno

Non sono altro che Lucio

Un tocco di ironia dolce-amara e un velo di nostalgia generazionale. Volevo essere un duro è una riflessione leggera ma profonda sulla difficoltà di trovare il proprio posto nel mondo, su quei sogni d’infanzia che si infrangono contro la realtà della vita adulta.

Lucio Corsi dipinge un autoritratto ironico e malinconico, in cui il desiderio di essere forti e invincibili si scontra con la scoperta che la durezza è solo un’illusione. Se faccio a botte, le prendo, canta con una sincerità spiazzante, smontando il mito del duro con leggerezza.

26. “La mia parola” – Shablo featuring Guè, Joshua, Tormento

Siamo in sbatti sbatti per arrivare al top

Tu fai chatty chatty, io faccio parlare il mio flow

Non ti danno abbracci, qua sei da solo nel block

Io le mando baci, lei che per me è la più hot

Mi dicevi taci, ora però sono il goat

La mia parola è un brano che parla di strada, onore e riscatto, unendo le tre generazioni della scena hip-hop italiana.

“Brucerò fino alla fine, chiuso tra cemento e smog” evoca l’immancabile durezza della vita di periferia, mentre “Suona dal basso questo gospel” sottolinea la musica come voce di chi non si arrende. “Se dico che hai la mia parola, lo sanno i miei G” riafferma l’importanza della lealtà, valore assoluto nel mondo urban. Il pezzo è un incontro tra passato e presente, tra vecchia e nuova scuola.

27. “Anema e Core” – Serena Brancale

Perché metti questa cassa dritta

Io con te vorrei ballare salsa

Tipo soli soli sulla Rambla

Maria Callas canta!

Serena Brancale debutta tra i Big con Anema e Core, un brano che nelle intenzioni si presenta come ben più di una canzone: un’attitudine alla vita, piuttosto, un invito a vivere le emozioni con istinto e consapevolezza. Il testo è un mosaico linguistico che alterna italiano, dialetto napoletano e inglese, capace di esaltare il lato cinematografico e sognante della passione.

In poche parole? Un’ode alla libertà di esprimersi, di vivere le emozioni con anima e cuore.

28. “Mille vote ancora” – Rocco Hunt

Mi ricordo una strada

Un quartiere qualunque

Un bambino che sogna

Pure se non ha niente

Una lettera alla sua terra e alle sue radici, tra nostalgia e riscatto. Mille vote ancora parla della difficoltà di lasciare casa e del legame con il proprio quartiere, in un mix di italiano e napoletano che amplifica l’intensità del racconto.

“Mi dicevano tu non sarai mai nessuno” è un richiamo alla lotta per affermarsi. “Non è stata domenica mai più, da quando sono andato via da casa mia” esprime la malinconia di chi ha dovuto lasciare le proprie origini. Un brano che parla di sacrifici, sogni e voglia di rivalsa, con un messaggio chiaro: anche lontano da casa, il cuore resta sempre lì.

29. “La cura per me” – Giorgia

Spengo la paura

Di rimanere sola

Per quegli occhi

Per quegli occhi che fanno da luna

Non so più quante notti ho aspettato

Per finire a ingoiare la paura

Di rimanere sola

Giorgia chiude la rassegna con La cura per me, un brano intimo e profondo che indaga l’amore come forza trasformativa, capace di guarire, illuminare e dare un senso alle proprie fragilità. La sua voce ci guida tra desiderio di protezione, paura di perdersi e ricerca di un equilibrio interiore.

“Per me sei la luna, per me sei la cura” dipinge l’amore come un faro nella notte, una presenza salvifica che illumina anche i momenti più bui. Ma accanto a questa luce c’è anche il timore di perdere sé stessi, come suggerisce “Più ti avvicini e più io mi allontano”, un conflitto tra il bisogno di affidarsi a qualcuno e la paura di dipendere troppo.

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