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Cavetown: il nuovo album Worm Food in concerto a Milano e l’esclusiva intervista Ticketmaster

Un ventitreenne gentile, pacato e con la testa sulle spalle, nell’esclusiva intervista Ticketmaster Cavetown racconta il suo esordio da indipendente su Bandscamp, il suo processo di scrittura, il rapporto con la sua community online e il nuovo album Worm Food in uscita il 4 novembre. Desidererai averci creduto quando ti dicevamo di acquistare su Ticketmaster.it gli ultimi biglietti ufficiali per assistere dal vivo al concerto di Cavetown a Milano il prossimo 27 ottobre.

Ultimi biglietti

La comunità online di Cavetown è famosa per il calore e l’accoglienza ed è facile comprenderlo quando si ha di fronte il loro leader ventitreenne gentile, pacato e con la testa sulle spalle. Robin Skinner produce e pubblica musica da quando aveva 14 anni e negli ultimi nove anni si è ritagliato un angolo della Rete che supporta tutto ciò che la sua musica rappresenta: una fuga dalla solitudine; qualcuno che ascolti i propri pensieri nel cuore della notte.

Il nuovo album di Cavetown, Worm Food, uscirà il 4 novembre e nell’intervista esclusiva rilasciata a Ticketmaster, Skinner si dice entusiasta di far ascoltare le canzoni e poter iniziare a suonarle anche dal vivo: “È sempre divertente suonare nuove canzoni. Può diventare un po’ vecchio suonare le stesse cose per molto tempo”.

Forse è vero per Cavetown, ma non per la sua devota fanbase, che ha accolto calorosamente e amorevolmente ogni traccia. C’è chi è con Skinner dai tempi in cui pubblicava in maniera indipendente i suoi album su Bandcamp, ma c’è anche una moltitudine di nuove aggiunte al Cave Club; fan del bedroom pop che hanno scoperto la stella in costante ascesa negli ultimi anni. In ogni caso, regna la positività.

A proposito delle nuove canzoni, l’artista di Juliet si sente molto bene: “Non vedo l’ora di vedere cosa ne pensano le persone. Ce ne sono alcune che sono ovviamente le mie preferite e poi c’è sempre una canzone inaspettata a cui la gente si lega davvero. E quindi sono curioso di vedere quali avranno presa sulle persone“.

Abbiamo intervistato Skinner poche ore prima del suo concerto ad Anversa, da dove è partito il suo nuovo tour. Il prossimo 27 ottobre il giovanissimo fenomeno indie-pop britannico si esibirà per la prima volta dal vivo in Italia per un’unica data a Milano che, vista la grande richiesta, è stata spostata dal Circolo di Magnolia a Segrate all’Alcatraz di Milano. Gli ultimi biglietti ufficiali di Cavetown sono in vendita su Ticketmaster.it.

L’intervista esclusiva Ticketmaster a Cavetown

Come descriveresti la tua visione per questo album?

Mi sento come se non avessi davvero visioni per i progetti perché non riesco a tenere la testa entro lo stesso spazio mentale per così tanto tempo. Mi ci vuole un anno o due per scrivere un album, quindi l’idea che ho avuto all’inizio sarà completamente diversa alla fine. Di solito, scrivo solo canzoni e una volta che c’è una buona quantità di queste della lunghezza di un album, allora quello è l’album. Poi verso la fine, una volta che ho iniziato a mettere insieme la parte artistica e fare video musicali etc., inizia a formarsi la sua identità. Sento che si concretizza, diventa ciò che vuole essere. Non sembra intenzionale, ma solo un processo naturale.

La tua fanbase è entrata in sintonia nel corso degli anni con l’immediatezza e la vulnerabilità della tua scrittura. È difficile scrivere in questo modo?

Non credo. Perché quando scrivo, non mi ritrovo a pensarci troppo, a censurarmi o a pensare necessariamente al prodotto finale. Mi concentro e sono solo io nel mio studio, ed è un po’ come è sempre stato. Sono contento di non essere riuscito a perderlo, ancora!

Cavetown – Idea of Her

C’è il rischio che ciò accada?

Non lo so, forse. Sento di essere stato molto fortunato, il mio team e la mia etichetta sono stati super rispettosi di come ho sempre voluto lavorare. Non sono mai stato costretto a lavorare con altri scrittori o produttori o cose del genere. Potrebbe accadere se dovessi invitare persone esterne nel mio spazio di scrittura. Penso che, finché rimane solo la mia cosa ed è come il mio piccolo tempo privato per scrivere, non andrà via.

Quindi non lavori molto con co-autori o co-produttori?

No, per niente. A volte invito amici o artisti, dei semi conoscenti diciamo, se sono bloccato su un verso, o se semplicemente vorrei davvero che fossero coinvolti. Alcune volte per questo album ho chiesto aiuto per produrre cose di cui forse non mi sentivo sicuro. La batteria in particolare è davvero difficile per me da mixare. Ma preferisco decisamente avere il controllo di tutto, un po’ a mio danno, perché è stato davvero difficile per me chiedere aiuto. Mi sento molto così: “Ah no, è mio, non voglio che lo rovini”.

Ma ho sicuramente avuto delle buone esperienze di apprendimento nella produzione di questo album. Un produttore con cui ho passato un po’ di tempo a New York, Jake Aron, mi ha aiutato un po’ con il missaggio della batteria. Mi sono seduto con lui e l’ho affiancato un po’. È stato un momento di insegnamento piuttosto che avere lui che lo faceva solo per me, cosa che ho apprezzato molto. Spero che, potendo continuare a chiedere aiuto quando ne ho bisogno in quei punti, forse non dovrò chiederlo di nuovo in futuro. Lavoro con le persone, soprattutto dal lato della produzione, con l’intento di imparare da questo e poi poterlo fare da solo piuttosto che voler lavorare molto con altre persone.

È vero che inizialmente eri un po’ diffidente nel firmare per una major per questo motivo?

Lo ero. Ma ho sempre avuto molta fiducia nel mio manager. Ha sempre saputo di cosa avevo bisogno da un’etichetta, quindi è stato molto bravo a sostenermi in questo senso. Gran parte di ciò è che mi è piaciuto il modo in cui sto facendo le cose attualmente e voglio continuare a farle così. Quella sarebbe stata la mia preoccupazione principale, ma non ero troppo preoccupato, perché il mio manager è sempre stato bravo a fare in modo che io fossi felice.

Cavetown – Fall In Love With A Girl (feat. beabadoobee)

Hai pubblicato due diverse versioni del lead single Fall In Love With A Girl: una con Beabadoobee e poi un’altra molto diversa con Orla Gartland. Come sono nate?

Beh quella con Bea… Vivevamo entrambi a Londra in quel momento e avevamo intenzione di uscire e lavorare insieme per molto tempo. E poi è successo il COVID, quindi è stato difficile connettersi di nuovo. Ma l’abbiamo fatto e lei è venuta a casa mia. Avevo iniziato a scrivere Fall In Love With A Girl e ho pensato: “Questo mi sembra fortemente ispirato dalla musica di Bea e sento che la sua voce funzionerebbe molto bene. Voglio vedere cosa fa”. Penso di essere rimasto un po’ bloccato e abbiamo semplicemente lavorato insieme e registrato la sua voce. È esattamente il modo in cui mi piace scrivere: semplicemente a casa mia, molto fai-da-te. E ci siamo divertiti.

A volte mi piace dare una nuova vita e fare una “versione 2” delle canzoni che mi hanno fatto sentire davvero felice o orgoglioso. L’ho fatto molto con canzoni di cui, ripensandoci, non ero troppo contento del modo in cui le ho prodotte o quando sento cose che potrei fare diversamente ora. Volevo fare una cosa simile. Non che non fossi orgoglioso della produzione di Fall In Love With A Girl, ma potevo sentire tutte queste cose acustiche che potevo fare per un’altra versione. E aveva senso, nel momento in cui stessi facendo una nuova versione, cercare un’altra artista che potesse aggiungere il suo tocco. Io e Orla ci conosciamo da molto tempo e avremmo dovuto fare un tour in Europa, poi è successo il COVID. Questo tour sarà la prima volta che suoneremo davvero insieme, il che sarà fantastico. Sono eccitato di provare a cantarla anche dal vivo con lei.

Sia tu che Orla avete ottenuto un ampio seguito sui social media all’inizio della vostra carriera. Che tipo di rapporto hai con i social media in questi giorni?

Oh, in questi giorni è decisamente molto diverso da quando ho iniziato. Ricordo che ho avuto Twitter a 12 anni. Crescendo, specialmente al liceo, non avevo un vero gruppo di amici. La maggior parte della mia socializzazione, se non tutta, avveniva online. Ho incontrato molti dei miei amici quando sono entrato su Twitter, YouTube e Bandcamp, passando tutto il mio tempo online al liceo. Sicuramente ho twittato troppo. Raggiungevo il limite di tweet ogni giorno, che è qualcosa come 1.000 tweet. Volevo twittare ogni singolo pensiero che avrei potuto avere, solo perché non avevo amici a cui dire quelle cose ad alta voce.

Sicuramente non lo faccio adesso. Lentamente mentre ottenevo più follower che non erano persone nel mio gruppo di amici su Twitter ho pensato: “Ok, forse devo iniziare a pensare di più a ciò che scrivo e non farlo ogni volta che ho un pensiero”. Sono decisamente molto più consapevole ora del fatto che le cose che twitto hanno un significato e che le persone lo vedranno. Non voglio essere nemmeno fastidioso, capito? Non voglio twittare ogni due secondi. Ma sento anche di non averne più bisogno. Perché attraverso la mia musica ho trovato degli amici di persona.

Ti mancano mai i giorni in cui potevi twittare 1000 volte al giorno senza preoccuparti di chi lo avrebbe visto?

Non lo so. Non credo perché lo ricordo solo come un periodo molto solitario. Penso di essere felice di non aver più bisogno di questo.

Cavetown – Fall In Love With A Girl (feat. Orla Gartland)

Ti capita mai di sentire gli effetti negativi di essere seguito così da vicino dai fan o è un’esperienza straordinariamente positiva avere quella community?

Può essere opprimente in modi positivi e negativi. Passare dall’essere un adolescente ed essere così solo e non sentire di avere persone con cui parlare ad avere così tanti occhi su di me mi sembra ancora davvero strano il più delle volte. Non so se mi ci abituerò mai davvero.

Sto cercando di trovare modi per continuare a interagire con il mio pubblico in modo che questo non mi sopraffaccia. Abbiamo un server Discord. È una sorta di comunità più piccola di persone con cui posso interagire più da vicino senza sentire che ci siano troppe persone. Mi mancano i giorni in cui potevo ricordare tutti e rispondere a tutti: è semplicemente troppo opprimente provare a farlo di nuovo.

Sei cresciuto con due musicisti classici come genitori. In che modo questo ha influenzato il tuo rapporto con la musica?

Sono sempre stati di grande supporto nei miei confronti. Molti musicisti hanno genitori che non vogliono che perseguano alcun tipo di arte, davvero. Non mi hanno mai necessariamente spinto verso la musica, penso di essere stato naturalmente interessato a questo, immagino, in parte dall’essere circondato da essa. Ma erano sempre molto, molto disponibili ad aiutarmi a supportarmi con qualsiasi strumento volessi imparare o con qualsiasi attrezzatura necessaria per la produzione.

E quando hai iniziato a creare la tua musica, come sei arrivato a Cavetown come nome d’arte?

Vorrei avere una storia di origine più interessante… Quando avevo 13 anni, ricordo di aver twittato il mio processo di pensiero (ovviamente) e volevo una combinazione di due parole che suonasse d’effetto. Ho trovato il thread circa un anno fa ed ero solo io a twittare combinazioni di parole. Sono arrivato a Cavetown e mi sono detto, questo suona piuttosto cool. Sono così felice di aver scelto quello perché gli altri erano super emo e imbarazzanti. Sono contento di essere venuto fuori con qualcosa che penso ancora suoni un po’ cool.

Cavetown – Sweet Tooth [Official Music Video]

Hai pubblicato il tuo primo album su Bandcamp all’età di 14 anni. Cosa ricordi della composizione di quell’album?

Non molto. L’ho fatto su GarageBand e ho iniziato a usare Bandcamp, principalmente perché avevo un gruppo di amici su Twitter che facevano musica e condividevano le loro cose lì. Era una specie di modo per mostrare loro cosa stavo facendo. E lì ho trovato anche altri artisti come Spooky Ghost Boy e Fox Academy, che all’epoca erano i miei preferiti. Li ho ammirati molto. Gran parte del loro stile è emerso in quei primi album, molto low fi, vibrante.

Penso che prendevo ancora in prestito il microfono di mia madre, un minuscolo microfono che usava per registrare le cose per i suoi studenti. E usavo la mia mano come filtro pop, come cantando tra le mie dita.

Funziona?!

Sì, certo! La maggior parte delle persone usa un calzino, che penso abbia più senso. Ma quello che facevo era avere le dita leggermente separate per far passare il suono, ma si prende un po’ il respiro.

Come è cambiato il tuo approccio al fare musica nel corso degli ultimi nove anni?

Ho sicuramente più attrezzatura. In pratica ho appena aggiornato le cose che ero abituato a utilizzare. Il mio primo microfono, che era mio e non di mia madre, era un microfono Audio Technica USB. Poi, quando ho iniziato a usare le chitarre elettriche, ho deciso di passare alla cosa più prossima all’Audia Technica che passasse attraverso un’interfaccia piuttosto che una USB. Ma uso ancora un microfono Audio Technica, funziona per me. Molte volte, forse non è il modo più efficiente di fare le cose. Ma io sono molto del tipo “se funziona, allora funziona”. Non cerco un modo per cambiare troppo le cose.

Penso che la differenza principale sia che ho smesso di lavorare dalla mia camera da letto. Quando mi sono trasferito a Londra all’inizio del lockdown era la prima volta che vivevo lontano dai miei genitori. Sono stato in grado di spostare il mio studio in una stanza separata dalla mia camera da letto, il che ha aiutato molto a separare il lavoro dal riposo etc. Per la maggior parte del tempo ero solito mixare e registrare dal mio letto, che non credo sia molto salutare. In seguito, quando mi sono allontanato da Londra, ho potuto costruire uno studio nel retro del mio giardino. È un edificio completamente differente ed è davvero utile per concentrarmi quando vado là. Posso uscire di casa e andare in studio e dico, “Questa è la mia area di lavoro”, e poi torno in casa e mi sento come se fossi appena andato a lavorare, e questo mi aiuta a sentire che sono stato più produttivo.

Il passaggio dalla musica come hobby a una carriera a tempo pieno ha cambiato il tuo processo creativo?

Ci sono stati momenti in cui ho dovuto lavorare in modo diverso. Per Sleepyhead ero in tour mentre lavoravo all’album ed è possibile per me farlo, ma penso decisamente di lavorare meglio quando mi attengo a ciò che ha funzionato per me prima, ovvero lavorare da casa e avere pochissime distrazioni. Ho fatto uno sforzo per provare a farlo anche per questo album. Ho imparato che dover lavorare in tour non funziona per me e ha creato troppo stress. Sicuramente mi sento molto legato al modo in cui ho sempre scritto e prodotto. Funziona, sai?

Cavetown Tour 2022: tutto quello che devi sapere sui biglietti ufficiali del concerto di Cavetown a Milano

Manca sempre meno al debutto live in Italia del cantautore che affascina il pubblico con il suo suono gentile e commuove fino alle lacrime con i suoi testi nostalgici e introspettivi, così come sono sempre meno i biglietti disponibili per assistere dal vivo al concerto di Cavetown a Milano su Ticketmaster.it.

Dopo il sold out in pochissime ore della data italiana originariamente prevista al Circolo Magnolia di Segrate, Cavetown si sentirà a casa all’Alcatraz di Milano in concerto, sempre in programma il 27 ottobre 2022.

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