Musica

Ticketmaster intervista Marchettini: il nuovo album Odiarsi Male e la nuova collaborazione Succhino

Uno degli artisti emergenti più interessanti made in NoLo, Marchettini si racconta nell’esclusiva intervista Ticketmaster, dalle sue influenze musicali al nuovo album Odiarsi Male, in trepidante attesa di tornare presto dal vivo in concerto con il suo gruppo.

Abbiamo raggiunto Marchettini nella sua Milano Inferno: il cantante di Luna, ma con i piedi ben piantati a terra, sta riuscendo con semplicità e determinazione a fare della sua passione viscerale per la musica una professione, tanto da essersi guadagnato il titolo di nuovo pupillo dell’indie-pop nella nostra recensione del secondo singolo ufficiale del suo primo album in studio. Nell’esclusiva intervista rilasciata a Ticketmaster, il cantautore milanese d’adozione ci svela grazie a chi si è avvicinato al mondo della musica e del cantautorato e spiega come l’ascolto di diversi generi musicali sin da piccolo abbia influenzato la scrittura delle sue canzoni, incluso il nuovo album Odiarsi Male.

Chi è Marchettini? Premesso che non ci piace parlare né di generi musicali, né di genere di artisti, le classificazioni non ci piacciono

Come punto fondamentale del progetto ma anche del mio essere c’è la semplicità, quindi se dovessi esprimere e spiegare Marchettini, ti direi semplicemente che sono un semplicissimo ragazzo di 25 anni che vive a Milano e che sta cercando, lavorando nel migliore dei modi, di trovare la strada giusta per potere trasformare la passione viscerale per la musica nel suo lavoro. Marchettini di base è proprio questo sia a livello di progetto che a livello di persona, perché alla fine il progetto nasce per quello e a livello proprio di vita è praticamente incentrato su quello.

Abbiamo letto che ti sei avvicinato alla musica in primis ascoltando audiocassette in macchina con tuo padre, ci parli di questa musica e soprattutto di quanto e se ha influenzato la tua scrittura, la tua direzione artistica nella scrittura delle canzoni?

È vero, nel senso che il primo approccio con la musica è stato quello. Quando facevamo qualsiasi tipo di viaggio, lungo o corto che fosse, mio padre metteva qualsiasi genere di musica perché la radio non gli piaceva; ascoltavo quindi quello che piaceva a lui, dai cantautori italiani più famosi come De Gregori, ai Buena Vista Social Club, Paolo Rutini, Sting. Diciamo che quei viaggi e quella musica mi hanno fatto capire che oltre alla musica ascoltata distrattamente c’è un percorso, c’è un lavoro e migliaia di figure che fanno quello e ho razionalizzato il concetto di musica a 360 gradi. Questo mi ha aiutato ad ampliare gli ascolti perché da quando ho 4 anni, ascolto un sacco di musica senza pregiudizio, spazio il più possibile per scoprire cose nuove, e questo ha influenzato il modo in cui scrivo e in cui sto affrontando questo progetto: l’idea di non canalizzare tutto in un genere perché nel 2021 non ha più senso.

Anche nel tuo nuovo album Odiarsi Male quindi ritroviamo questo approccio, questa varietà?  

Assolutamente sì! Io volevo questo prodotto coerente a livello di scrittura e suoni ma che c’è anche tanta differenza: non è solo elettronico, ci sono mandolini e via, ma rimando coerenti.

Secondo te Odiarsi male è un album da ascoltare durante un viaggio in macchina?

Credo di sì perché appunto si spazia molto, quindi tende a non annoiare e ascoltarlo in macchina ti permette di focalizzarti più su alcuni punti del testo che sono la cosa a cui si presta meno attenzione. Quindi sì, assolutamente, direi che si presta per essere ascoltato durante un viaggio in macchina. 

Per quanto riguarda i testi, abbiamo parlato di ispirazione artistica, da dove deriva? Osservazione? Vissuto personale?

In generale e soprattutto per Odiarsi Male è stato così: io parto a scrivere qualsiasi testo da un fatto realmente accaduto, qualcosa che ho davvero vissuto e visto, non mi è mai capitato di partire a scrivere da una cosa inventata, non mi viene questo passaggio, quindi parto sempre da qualcosa che ho vissuto. In particolare, per Odiarsi Male è stato scritto quasi tutto durante il primo lockdown da Marzo a Maggio del 2020 utilizzando tutte le note e registrazioni che avevo sul telefono. Le avevo messe da parte l’anno precedente e durante il periodo del lockdown ho avuto modo di razionalizzare, di metterle insieme e trasformarle in canzoni (miei audio in cui canticchio qualcosa, frasi scritte a caso, immagini sintetizzate che mi hanno dato lo spunto per scrivere le canzoni).

La produzione artistica ha identità prevalentemente elettronica, ma c’è anche una parte più acustica, da questo punto di vista della composizione, ci parli della genesi dei brani e del processo creativo in sé?

I brani nascono sempre da intuizioni di quello che vedo e vivo, le fasi di composizione del brano partono sempre da una bozza fatta da me chitarra e voce, o piano e voce, registrata da me col telefono per capire se quello che ho fatto funziona o no. La bozza poi la condivido con Totò (Antonio Di Santo), il ragazzo che ha prodotto il disco, e varie persone che mi seguono per capire se il feedback è effettivamente quello che ho in testa io; poi vado in studio e inizio ad arrangiare la canzone. Io contribuisco il giusto nella fase di arrangiamento, sono consapevole di sapere scrivere e creare melodie, ma ho molte lacune sulla parte produttiva perché non faccio quello e ho avuto la fortuna di trovare persone che completano quella parte e quella che è la mia idea di produzione: bozza fatta male e poi studio per scrivere la canzone.

Quindi è l’adattamento che si arrangia alla tua produzione?

Assolutamente sì, non mi è mai capitato di scrivere partendo da un type beat o da un beat già fatto.

C’è un pezzo che ti ha fatto pensare “Questa è la strada giusta che voglio prendere?”

Assolutamente Luna, perché banalmente il riscontro è che è stato il primo singolo e lo abbiamo scelto perché è il pezzo che rappresenta a pieno la mia idea di suono, testo e idea musicale e molti brani sono nati anche dall’idea di Luna che ha influenzato anche altro. Quindi Luna è il brano.

Diverse canzoni sono state fatte ascoltare dal vivo prima ancora di essere pubblicate, quanto credi nel contatto ravvicinato con il pubblico e quanto ti manca questo, visto l’ultimo anno di pandemia?

In questo periodo purtroppo per me questa parte è fondamentale. Io scrivo, arrangio e sto duemila ore in studio ad avere idee e a sviluppare il mio progetto per arrivare al live. Ho la fortuna di avere dei ragazzi, il mio gruppo che la pensa come me, chitarrista, batterista, bassista la pensano esattamente come me e quindi è fondamentale il live. Non aver avuto la possibilità di presentare il disco live è stata solo metà della soddisfazione sia a livello di promozione sia a livello personale di soddisfazione.

Possiamo aspettarci un tuo live? E soprattutto cosa dobbiamo aspettarci da un live di Marchettini?

Assolutamente sì, appena sarà possibile! Io non vedo l’ora di poter arrivare a fare quello perché è il mio obiettivo e ci stiamo lavorando. La mia idea è quella di creare un progetto live che sia il più versatile possibile e che ci dia la possibilità di suonare in diversi contesti, situazioni in cui ci sono solo chitarre e voce oppure un vero e proprio concerto dal vivo: i brani lo permettono tantissimo perché a loro volta sono molto versatili, quindi rendono molto bene sia per come sono nati (chitarre/piano e voce), che con tutti gli strumenti dietro, sequenze e tutto il resto. Quindi si l’idea è proprio quella di essere il più possibile versatili, sempre pronti e suonare il più possibile.

Believe, la tua distribuzione, ti ha scoperto grazie a “Curiamoci di Musica” iniziativa nata sul digitale, tu quanto credi nella potenzialità dei mezzi che gli emergenti hanno oggi? Quanto credi possano essere sfruttati bene?

Secondo me ovviamente la parte dei social e del digitale non si può negare che sia fondamentale. Un progetto che non ha una certa organizzazione, una certa base di sponsorizzazione anche a livello digital nel 2021 ha poco senso. La parte live e umana è fondamentale ed è la mia preferita anche perché io con i social non ho un bel rapporto, sono consapevole però che bisognerebbe usarli il più possibile cercando di mostrare il più possibile, su questo ci devo lavorare. Però sono sicuro sia un mezzo super utile che può dare risultati se usato in un certo modo. Sicuramente il tutto rende la cosa complicata, la concorrenza è infinita ci sono tantissimi artisti, ma il bello è anche quello una volta che riesci ad emergere! Quindi ne riconosco l’importanza. Quella di Believe è stata una bellissima iniziativa, sono contento di aver partecipato e perché mi ha fatto crescere e ho conosciuto un sacco di persone.

Come funzionava il format?

Si postava un video di un minuto in cui si cantava un inedito con dei tag specifici, Believe mi ha contattato e abbiamo iniziato a lavorare insieme, questa cosa è stata molto bella ma anche limitante, non ho ancora conosciuto nessuna delle persone con cui ho iniziato a lavorare, però è stata assolutamente una bellissima possibilità.

La colonna sonora del tuo prossimo viaggio in macchina (e non solo)? Odiarsi Male: leggi qui la recensione track by track del nuovo album di Marchettini.

Succhino: la nuova collaborazione di Gente e Marchettini

Che caldo, raga! Ci vorrebbe proprio un bel succhino fresco. L’autore di Fatto a metà ci ha provocati dal suo account Instagram nei giorni scorsi, mettendo a dura prova la nostra sopportazione delle temperature estive. Pubblicato il 23 giugno, in tempo per rinfrescarci nei primi giorni di calura estiva, la nuova collaborazione di Gente e Marchettini è la dissetante bevanda sonora al gusto R&B e chill pop alla Mac Miller e Chance The Rapper dell’estate 2021. I cantautori di origini baresi e varesine le provano tutte ma finiscono per farsi prendere e capovolgere come un Succhino dalla loro metà, inafferrabile come il polline nell’aria. Marchettini, guest del brano del solo project di Renato Stefano, ci sta bene con (la) Gente. Il cantante di Piccolino illustra così il succo del brano, il paragone tra l’inutilità dei tentativi e quella degli orologi, divenuti un accessorio alla moda:

Succhino racconta la futilità delle azioni che si compiono in una relazione sentimentale, per poter cambiare il corso degli eventi, paragonando queste iniziative e se stessi a degli orologi, i quali ormai non hanno più una utilità concreta, ma estetica.

Lyric preferito: Non ti servo come orologi / ora tu puoi farne senza. / Non do nulla ma se mi indossi / noi brilliamo a vicenda.

Non farti schiacciare dal caldo estivo! Ascolta ora Succhino di Gente e Marchettini nella playlist Popmaster!